Le frontiere sono lo Stato!

Le frontiere nascono come concetto immanente allo Stato, come condizione necessaria alla soddisfazione dei requisiti naturali dell’istituzione statale. Ogni critica e richiesta contro la chiusura dei confini risulta inconcludente senza la totale delegittimazione dello Stato e dei suoi prodotti.


AStA's Choice - No Nation02

Da Ventimiglia a Lampedusa, come in tutto il resto d’Europa, le istanze dei popoli e delle comunità in migrazione, o più semplicemente in viaggio, dipende dai punti di vista, sono riuscite ad imporre all’attenzione pubblica temi che fino a poco tempo fa risultavano distanti. Ma oggi, grazie a quelle persone, e anche ai tanti e alle tante solidali a far da spalla, quelle che sembravano essere tematiche non appartenenti alla sfera personale e sociale dei più, sono state ridiscusse e rinnovate dando loro la priorità e l’importanza di cui necessitavano. Tutto questo però, è stato reso praticabile solo grazie alla paura di esprimersi che è stata messa da parte e, ancora, grazie alla fondamentale irriverenza nei confronti del pensiero comune e mass-mediatico che quasi sempre si erge da fondamenta xenofobe e razziste. Si continua così a produrre pensiero critico senza il timore di essere utopici, perché le risposte che vengono date, sono attuali e concrete tanto quanto lo sono le cause che spesso spingono le persone a migrare e travalicare confini e “red zone”, anche rischiando la propria vita. Così, l’esistenza di persone in cerca non solo di futuro, ma anche di presente, è stato messo davanti agli occhi e sulla bocca di molti riuscendo a far capire che si sta parlando di vite umane tangibili, reali. Partendo da questo assunto per cui si sta trattando di persone prima che di migranti, la cui identificazione viene spesso costruita in base al colore della pelle, o dalla validità giuridica e del tutto politica di un documento, o anche dalla quantità di proprietà materiali del soggetto, la critica nei confronti del sistema di attraversamento dei confini rimarrebbe fine a sé stessa qualora questa non vada a coinvolgere la critica allo Stato mettendolo così in discussione.

La dottrina giuridico-costituzionale identifica lo Stato in quell’istituzione politica la quale, attraverso l’uso della forza legittima, esercita il potere sovrano sui cittadini all’interno di un determinato e delimitato territorio. Così, su questo delimitato territorio, lo Stato può stabilire norme di comportamento alla cui violazione segue una punizione. Ed è proprio da ciò che discende la connaturata formazione di frontiere e confini di uno Stato protetto da forze di polizia ed eserciti. Immaginare uno Stato-aperto, quindi senza confini, è un ossimoro, la vera utopia. Si potrebbe tutt’al più ragionare in chiave di democratizzazione di quei confini ad esempio allargando le maglie per gli ingressi legittimi, ma questo andrebbe comunque a instaurare un insieme di norme di ingresso che non eliminerebbe la distinzione tra persone regolari e irregolari e che, inevitabilmente, andrebbe a prevedere la punizione per i tanti che entrerebbero illegalmente.

A tal proposito, il dibattito intorno all’accoglienza e alle migrazioni, dovrebbe essere inquadrato in chiave distruttiva-costruttiva: partendo quindi dal presupposto che qualsiasi forma di Stato prevederebbe la formazione di frontiere e regole per il controllo delle stesse, bisogna radicalizzare la critica nei confronti dello Stato levandogli la legittimazione e il riconoscimento etico e morale e, di contro, favorire la realizzazione di pratiche libere dal compromesso statale e istituzionale.

Lo Stato viene naturalmente concepito come istituzione chiusa e guerrafondaia e, per questo, bisognosa di protezione giuridica e armata perché in sé, ovvero all’interno delle sue frontiere, sono riunite le diverse proprietà e ricchezze economiche; in questo contesto quindi, le frontiere esterne sono solo l’ultima espressione meccanica del concetto politico su cui si materializza l’istituzione statale. A tal proposito pertanto, risulta insufficiente la critica al confine senza muovere i passi da un punto di partenza precedente, ossia dalla totale delegittimazione dello Stato, delle sue norme, nonché dei suoi rappresentanti.

2 thoughts on “Le frontiere sono lo Stato!

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